PONTELANDOLFO – UN PREZIOSO MONUMENTO INAUGURATO CON UNA CERIMONIA TENUTASI “NON CASUALMENTE” IL 26 OTTOBRE SCORSO
UNA..SCHEGGIA DI GUERRA E DI PACE

“Una stele monumentale. Una scheggia pesantissima. Quasi minacciosa.
Sembra nascere anzi schizzar via dalla terra. Epperò si staglia nitidissima nel cielo. Sovrasta scurissima eppure voluminosa lungo la Fondo Valle Tammaro… In quel sito, discosto dalla strada quasi appartato e quasi intrinso di una religiosità davvero un po’ speciale, è la scheggia ad avere imprestato al sito un che di mistico o è il sito ad avere contagiato la scheggia? , la montagne perdono la dolcezza delle curve della Dormiente. Per acquistare una fisionomia più aspra.
Quivi la Dormiente languida cede il passo alla geografia asperrima del Matese. Storia e geografia antichissime. Vetustà e venustà. Il sito è antichissimo e splendido. E porta seco la eco della splendida pagina storica scritta dai “Samnites”. Fieri Sanniti, duri Sanniti, aspri Sanniti. Che osarono mettere in ginocchio i giganti Romani.
La eco della loro civiltà. E della loro dura pagina di storia. E della loro proverbiale fierezza. Fino ad unirsi in una storica Lega, una vera e propria coalizione antiromana. Ante Christum Natum. Fino a far versare lacrime e sangue ai Romani. Lungo lo snodarsi di tre estenuanti guerre sannitiche. Fino ad attirarli, essi Romani già giganti della guerra e della storia, nelle gole di Caudium presso Maleventum. E lì li strangolarono. “Sub iugum”. Sotto il giogo delle lance sannite i due consoli romani dovettero capitolare e subire l’estrema umiliazione delle Forche Caudine.
L’episodio affascina l’allora allievo delle classi elementari.
Il sindaco di Pontelandolfo Giuseppe Perugini lo ricorda nel proprio intervento alla celebrazione del Sannio antico. Da allora il sindaco Perugini non ha mai smesso di cercare nella storia dei Sanniti. Dall’anno 1991, anno di celebrazione del Sannio antico, Perugini annota che nella nostra geografia si registra la completa asssenza di un qualsivoglia segno che riporti alle nostre splendidi radici. Una presenza forte. Della forte “gens sannita”.
Questa volta pervicacemente sannita prima che poltelandolfese cultore dell’humus di queste civiltà, il sindaco di Pontelandolfo fantastica ma poi attua il proposito di un monumento del Sannio antico nel suo proprio territorio.
Nel giorno delle esilaranti votazioni della Lega in terra padana, in barba all’Arlecchino brianzolo, così Bocca definisce allegramente Bossi, ignorante della storia della geografia e dell’autentica dietrologia della Lega di Pontida.
I Sanniti propongono in maniera vistosa e in ossequio alla storia le radici della propria civiltà. Gli avvenimenti storici. Le guerre. Le sconfitte. La loro vera storica Lega. La loro sempiterna indipendenza.



Proponendo imponendo catturando l’attenzione della folla inaugurale e non, sulla stele monumentale. E sulla di lei significazione.
Il sindaco Perugini ne narra: “il giorno 26 Ottobre 1997 è scelto non a caso. Contro quanto avviene oggi in Padania. E contro la dietrologia di quella Lega inventata per gioco. Contro la falsa interpretazione di Bossi del concetto do Lega. Laddove Bossi ha dovuto inventarsi un’origine celtica e un dio Po pressoché inesistenti. Noi abbiamo voluto contrapporre e ricordare la storia. La nostra vera storia. La nostra vera Lega. La Lega Sannitica. In contrapposizioni ai Romani. Ma nella storia di questa celebrazione dei Sanniti dovremmo annoverare gli episodi tutti di tutte le epoche storiche. Dal primo secolo ante Christum natum alla unità d’Italia. Non ultimo nell’anno di grazia 1861 Pontelandolfo viene messa a ferro e fuoco in una lotta tra i briganti e le truppe piemontesi. Tra le altre vittime una giovanissima fanciulla che lega il suo nome ad uno degli episodi più truculenti della storia d’Italia. Ultimo episodio l’invasione delle truppe tedesche e la resistenza sannita”.
…..La scheggia ( forse staccata da un mostruoso ordigno di guerra) ritrovata dall’artista Giovanni Mancini sannita insigne, nelle campagne tra Pontelandolfo e Guardia Sanframondi. Viene scelta dallo scultore a significazione di tutta la storia della gens sannita. Dalle Forche Caudine alle truppe tedesche naziste. Un “ continuum” storico senza interruzione alcuna.
Perché una scheggia? Precisa lo scultore: “E’ vero. Essa è simbolo di guerra. Di distruzione. Di morte. Pur tuttavia essa è foriera di un futuro che ora viviamo. Recuperata con una tecnica di tipo archeologico, viene posta quale testimonianza, come simboli, di tanti pericoli e disastri. La scultura peraltro, vale a dire l’oggetto d’arte, per essere tale, deve avere una funzione pedagogica per l’inesauribile fonte di insegnamento per l’uomo. Il Sannio con le sue genti ha avuto il coraggio, la instancabile volontà di libertà, la capacità di resistenza, e la mai vinta indipendenza”.
La storia confina e sconfina nella geografia? E anche con un pizzico di fantasia? E con un bel po’ di amor di campanile? Ancora ne narra il sindaco Perugini: “Mi è piaciuto immaginare che l’ambito territoriale che comprende la terra di Pontelandolfo è quasi a cerniera tra il Sannio settentrionale e quello meridionale. La mia immaginazione fa di queste propaggini matesine la porta che chiude alle realtà campana e beneventana e apre alla valle denominata da Bovianum, la nostra capitale antica. E mi fa considerare la Fondo Valle Tammaro come la moderna interpretazione di un’altra strada che attraversa l’intero Sannio antico”.
La stele che disvela un autentico imprimatur di genialità si erge proprio qui. A testimonianza che la fantasia l’immaginazione l’amor di campanile possono coniugarsi con una severissima lezione di storia di civiltà di antichissima tradizione. A testimonianza che la geografia della Dormiente e del Matese, del paese voluto dal principe longobardo Landolfo e perciò Pontelandolfo, e dell’antica Maleventum si confondono fino a fondersi nelle antichissime comuni etnie della gens samnita”.

Mara De Falco
MESSAGGIO D’OGGI settimanale politico culturale indipendente, pag. 5 del 6 Novembre 1997