Giovanni Mancini nasce il 15 Aprile 1953 a Guardia Sanframondi (Bn) da genitori guardiesi, Maria Falato e Antonio Mancini. Figlio di contadini spesso viene portato nei campi e il contatto con la natura lo stimola ad esplorare un mondo minuscolo fatto di insetti, fossili, radici, minerali, tutto ciò che gli suggerisce una forma da poter analizzare, scomporre per poter riproporre in nuova forma. Questa curiosità per le cose lo accompagnerà per tutta la sua vita trasformandosi, dopo, in una vera e propria ricerca. Sin dalla tenera età dimostra predisposizione per il disegno. Nel 1966 entra nel Liceo Artistico di Benevento dove si forma, acquisisce le basi per il suo percorso artistico avendo come maestri Nunzio Bibbò, Mario Persico, Mario Rotili, Rubens Capaldo ecc.
In questo periodo lavora intensamente, espone in diverse rassegne territoriali avendo anche dei riconoscimenti e apprezzamenti: “Premio ANSI” (Bn).
Nel 1971, finito il liceo, prosegue all’Accademia di Belle Arti di Napoli nel corso di Scultura, cattedra dei Proff. Castelli e De Vincenzo. Quest’ultimo sarà sempre la sua guida, e fra i due si stabilirà un forte legame intellettuale ed affettivo che durerà tutta la vita.
Napoli, con il suo patrimonio artistico, lo stordisce, se ne innamora e comincia ad approfondire la Storia dell’Arte con un interesse particolare al territorio campano. Buon conoscitore della Storia, questa lo aiuta a capire come si era diffusa l’arte nel suo territorio. Avido di conoscenza, studia e approfondisce ogni traccia del passato, soprattutto nel suo paese, e cerca di sensibilizzare la società al rispetto di ciò che hanno ereditato. Fonda insieme ad un gruppo di persone a lui vicine un’associazione culturale “Amici dei Monumenti” per poter tutelare il patrimonio artistico di Guardia Sanframondi spesso esposto all’incuria.
De Vincenzo lo segue e lo sprona a partecipare a collettive a Napoli, Salerno, Caserta, Benevento e a Milano al Palazzo dell’Arte “Salone dei giovani artisti” a cura di Mario De Micheli. Conclusi gli studi in Accademia, intraprende la strada dell’insegnamento facendo delle supplenze nelle scuole medie e poi nel Liceo Artistico di Benevento.
Nel 1977 viene chiamato a coprire la cattedra di Tecniche della Scultura all’Accademia di Belle Arti di Catanzaro. Nello stesso momento vince un concorso per il restauro e viene chiamato, con un incarico a tempo indeterminato, al Museo di Capodimonte (Na). Deve fare una scelta e l’amore per la scultura lo fa optare per l’insegnamento nell’Accademia di Belle Arti.
Qui frequenta l’allora direttore Prof. Carmine Di Ruggiero, i professori Giovanni Pisani, Alfredo Scotti, Guglielmo Longobardo, Massimo Perez, Tony Ferro. Viaggia ogni settimana da Guardia Sanframondi a Catanzaro e durante questi viaggi in treno, spesso in compagnia dei colleghi, matura diverse idee e ipotesi di lavori che svilupperà successivamente.
A Catanzaro incontra Caterina Tarantino, sua allieva, se ne innamora, si sposano nel 1980, hanno due figli e resteranno insieme fino alla fine della sua vita. In questo periodo approfondisce la ricerca sui materiali e sulle nuove tecnologie, passione che lo accompagnerà per tutta la sua vita. Si aggiorna continuamente sui prodotti innovativi e sperimenta di tutto, è un periodo ricco per la sua produzione artistica, un periodo di grande vitalità.
Nel 1990 si trasferisce a Frosinone e dal 1996 al 2006 a Roma, nel 2007 ritorna a Frosinone e nel 2010, mantenendo la cattedra a Frosinone, la direttrice Prof.ssa Giovanna Cassese gli affida il corso di Tecniche del Marmo e delle Pietre Dure per il Restauro all’Accademia di Belle Arti di Napoli. E’ il sogno della sua vita quello di poter tornare da dove era partito cioè all’Accademia di Napoli.
Ha fatto Arte, ma ha amato così tanto l’Arte da diventar un tutt’uno con essa, si è nutrito di Arte , è vissuto per l’Arte, ma ha anche cercato di trasmettere ai propri studenti questa carica che lui aveva dentro di sé, che lo inebriava e lo rendeva un uomo libero di volare con la fantasia, senza pregiudizi o vincoli di qualsiasi natura, pur mantenendo i piedi ben saldi a terra. Ha avuto carisma con gli allievi dell’Accademia che lo ascoltavano e lo seguivano con passione. Durante le sue lezioni gli allievi aumentavano sempre di più, anche quelli non iscritti, si fermavano a seguire le sue parole e poi chiedevano consigli su come affrontare o risolvere delle problematiche inerenti i loro lavori o chiedevano di materiali particolari e lui era sempre pronto a dare spiegazioni, godeva nel trasmettere ai ragazzi il suo sapere e la sua esperienza.
Nel 1997, insieme alla moglie, acquista una parte di un palazzo antico con giardini pensili e ne curano il restauro, trasformandolo in un luogo espositivo “DOMUS MATA” Museo delle Arti e delle Tradizioni Attive. Il suo ultimo desiderio era di poter organizzare eventi artistici in tutte le sue sfaccettature, dare la possibilità a tanti di fare cultura in un luogo straordinario. E’ riuscito ad organizzare solo due eventi: una retrospettiva del suo maestro Giovanni De Vincenzo e una collettiva di allievi dell’Accademia di Belle Arti di Napoli.
Subito dopo la SLA lo costringe su una sedia a rotelle, continua ad insegnare a Napoli e a vivere la malattia con grande dignità.
Diceva nell’ultimo periodo “non ho più tempo. Il Padre Eterno ha bisogno di me! Devo andare!”
Muore il 2 Gennaio 2016.
Caterina Tarantino