Ci sono dolori che non si possono né evitare né cancellare. Possiamo solo affrontarli, e cercare di fare di tutto affinché non ci devastino. Quando una persona che amiamo se ne va via per sempre, è difficile imparare a vivere con quel vuoto profondo che si spalanca all’improvviso.
Noi, Caro Gianni, ti ricordiamo come uomo onesto ed operoso, amato e stimato da tutti e lasci sulla terra le tracce luminose delle tue grandi virtù.
Hai sempre lavorato con grande entusiasmo e in silenzio ottenendo prestigiosi riconoscimenti. Fieri di quello che hai lasciato, opere d’arte, Piccirillo ma soprattutto l’insegnamento a tantissimi tuoi allievi che ti stimavano.
Nonostante ti abbia colpito una maledetta e implacabile malattia eri sempre sorridente e disponibile. Non ti sei mai tirato indietro a suggerirci consigli e raccomandazioni in special modo per Rina e Gianluca che ti hanno amato e continueranno a sentirti sempre presente attraverso le tue opere.
Poi una sera d’inverno ci hai lasciato in silenzio e sei volato per sempre nelle braccia del Grande ed immenso Maestro DIO.
Noi orgogliosi di te e ti ricorderemo come Artista, Maestro di Vita ma soprattutto come un grande Padre.
Ciao Gianni ti vogliamo bene. Elio, Lorella, Giuseppe e Samuel
27/05/2017
Vincenzo Benevento
Abbiamo condiviso la passione e l’amore per l’arte e la fotografia.
Mi hai insegnato a lavorare con metodo e determinazione.
Mi hai trasmesso energia e motivazioni.
Mi hai fatto vedere con occhi diversi la natura e la materia.
Ricorderò sempre con affetto i tuoi insegnamenti,
i tuoi occhi vivaci,
il tuo sorriso sotto i baffi.
Daniele Ciarlo
Nell’anno scolastico 1966-67, tra gli alunni della classe I A a me affidata, c’era un ragazzino biondo, intelligente, sensibile ed educato:Giovanni Mancini. Giovanni Mancini: un uomo speciale, un artista. Pittore, scultore, bravissimo restauratore. Ha insegnato ai Guardiesi, con il suo esempio, ad amare, apprezzare e valorizzare “le cose antiche” , testimoni mute e preziose delle “storie” del nostro passato. Ha lottato affinché l’oblio del tempo e l’indolenza degli uomini non cancellassero per sempre elementi fondamentali per ricostruire e riavvolgere a ritroso il filo della nostra memoria. Da allievo prima e docente poi dell’Accademia delle Belle Arti, ha coinvolto, con il suo entusiasmo e amore per l’Arte, i suoi Professori e colleghi nella valorizzazione delle bellezze del nostro borgo, tra le quali la Chiesa di San Sebastiano, impreziosita dagli affreschi di Paolo De Matteis. Quello stesso entusiasmo e quello stesso amore che lo hanno reso instancabile nel pur lungo e duro lavoro di ristrutturazione e restauro dello splendido Palazzo Piccirilli, ora Domus Mata. Con la sua morte, Guardia ha perduto un uomo veramente grande.
Mi manchi, Giovanni.
Santagata Elvira
Tutto era meraviglioso ma dentro di me si creavano domande che restavano nel buio. Così le fotografavo per far parlare i miei occhi e le mostravo a Giovanni Mancini chiedendogli spiegazioni. Lui mi ha aperto una finestra sul passato e mi ha dato una chiave di lettura per ogni cosa.
I suoi occhi brillavano, il suo viso s’illuminava di una luce che schiariva il buio delle mie domande, e nelle sue parole potevo cogliere il grande amore che lui nutriva per questo paese.
Oggi quando cammino per le viuzze del Centro Storico di Guardia Sanframondi so che ogni cosa mi racconta di una storia lontana grazie a Giovanni Mancini. Credo che Dio stia preparando grandi cose per averti chiamato lassù.
Rossella Plenzick
Tutto ebbe inizio per merito di Gabriella Spizuoco, lei mi disse: “Devo
farti conoscere Gianni e Caterina, lei è una mia collega della
Accademia di Palermo, lui insegna alla Accademia di Roma, sono due
artisti, scultori e vivono a Guardia Sanframondi: Gianni è di Guardia, e
ne conosce la storia, ne difende con passione le tracce, che sa cogliere
ovunque..”
Questa frase, buttata là, cominciò a germinare…come? due scultori a
Guardia…la notizia mi attrasse subito. Conoscevo Guardia, anzi
…credevo di conoscerla, perché da lì proveniva la famiglia di mio
padre, e, da quando sono nata, ogni estate passavamo dei periodi più o
meno lunghi nella antica casa…”ncoppa…la Guardia…”.
L’occasione fu offerta dalla mostra HIC ET NUNC..così incontrai Gianni
e Caterina e iniziò un’amicizia, che ancora dura, si è approfondita nel
tempo, con le vicende, sofferenze e gioie, è rimasta un punto fermo nella
mia storia.
Sin dal primo incontro Gianni conquistò la nostra simpatia, era
schietto, arguto, sapiente e generoso. Il suo sguardo limpido e
appassionato, era modesto, con la sua cultura, tenace nel suo
impegno….sempre al lavoro. Dietro ad un progetto, ad una ricerca…
Fin da ragazzo, amante delle cose antiche, aveva salvato carte e
documenti, che altrimenti sarebbero andati persi, proteggendo un
patrimonio che doveva essere studiato,per la conoscenza della storia
di Guardia.
Quando andavamo a trovarlo, era sempre al lavoro, un’opera, una mostra, un
recupero, un restauro…poteva trattarsi di una scultura,..una
riggiola…,una pietra…una trave,…un vialetto,…una
fontana. C’era sempre qualcosa da recuperare,qualcosa a cui ridare
vita.
Alla base del suo lavoro,del suo impegno c’era l’amore , il suo amore
per la storia, per la vita, per il suo paese.
Era consapevole della “fatica”che ogni singola parte del patrimonio
artistico,e artigianale nascondeva. Quando lui studiava la materia di
questi oggetti,che recuperava,la loro forma,la struttura,la
funzione,riusciva a far ..parlare un pezzo di legno,…di ferro,in una
pietra,in un coccio,sapeva ..vedere ..oltre
Le sue letture della materia si trasferivano nelle sue opere. Il suo
lavoro era creazione,anche se si trattava …solo di restauro,è stato
sempre arte e vita quello che veniva fuori dalle sue mani….
Quello che noi amici,gente comune abbiamo trovato in Gianni è stato il
suo amore,la sua passione per il Bello,per la Storia,in genere,e per
la storia di Guardia in particolare:E perciò lui ha sempre
lottato,quando non era facile,per la difesa del Bello,quando…era
comodo costruire case brutte,senza rispettare le regole,lui era
“scomodo”,andava contro chi,per ignoranza,disprezzando la propria
storia,distruggendo la propria identità….metteva su una facciata di
pietra locale infissi in alluminio anodizzato…accanto a un portone
di legno antico ,ad una maschera scolpita…
Quando andavamo da lui…era sempre all’opera,.come se sapesse..che i
giorni …sarebbero stati pochi..
eppure si rammaricava di non aver tempo per gli amici,come avrebbe
voluto,soprattutto,negli ultimi tempi,per realizzare con Caterina il
Sogno di Piccirillo….Eppure Gianni con la sua Fatica,la sua Passione
c’è sempre stato,sempre disponibile. Quando c’era bisogno di lui c’era.
E come ci mancheranno le sue”lezioni”, perché vederlo al lavoro era un
dono,lui ci spiegava sempre perché ..quella scelta..quella
soluzione,da ogni oggetto, da ogni pietra …lui sapeva trarre un
messaggio,leggere un percorso,trasmettere un significato.
Stando lì,accanto a Gianni partecipavamo ad una scoperta,eravamo
testimoni di un evento,lui ci apriva lo scrigno delle sue conoscenze.
Sempre disponibile a spiegare,ad insegnare..umile nella sua
grandezza,ti dava un consiglio,ti consigliava come fare…ti
comunicava la sua passione.
dizionario aperto per
amici, conoscenti
e portatore in vista
l’amato borgo,
a conservare le nostre
origini.
Bravo artista, maestro
del sapere.
Chiuso anzitempo.
Lasci un vuoto,
ove noi volgiamo
lo sguardo.
Pierino Di Staso 18/05/2017
Giovanni Mancini, lo conobbi qualche anno prima, alla laurea triennale di Gianluca; un uomo che ispirava simpatia, con gli occhi vivaci attraversati da sorrisi come lampi di luce; credevo perchè fosse particolarmente contento in quel giorno per la laurea del figlio, ma in seguito, mi accorsi che era sempre sorridente, soprattutto che i suoi occhi esprimevano una rara e assoluta disponibilità verso l’altro. Dopo la discussione della tesi facemmo delle foto di gruppo, naturalmente Giovanni, con grande entusiasmo, le fece con la macchina fotografica nuova ed ebbi modo di complimentarmi con lui. Poi ci siamo incontrati ancora alla magistrale di Gianluca, la sua salute peggiorava. Quando la madre un giorno, in Accademia, mi disse che diagnosi avevano fatto i medici, non dissi nulla, ma avevo da poco perso un parente con quella malattia; mi domandai quanto sapessero o non volessero sapere della malattia. Il professor Mancini veniva a lavorare accompagnato da Gianluca in auto; credo che la sua passione fino all’ultimo lo avesse sostenuto ad insegnare. Non sono andata all’annuale festa agostana del vino a Guardia Sanframondi dove Giovanni e la moglie Caterina mi avevano spesso invitato per condividere il loro vino. Pensiamo che ci sia sempre tempo per condividere, ma il rimando purtroppo a volte paga disattendendo i migliori propositi e così mi spiace dover dire di essere andata a Guardia nell’occasione più triste, per salutare Giovanni con cui avevamo spesso parlato di fare arte e fare restauro, lui ne parlava sempre con efficace semplicità. Mi rimane nel cuore la festa cui fui da loro invitata non perchè nuova docente, ma come Paola, in Accademia prima delle vacanze natalizie. Giovanni e Caterina la organizzavano ogni anno con gli studenti e la loro partecipazione numerosa insieme ai docenti mi fece capire l’affetto da cui erano circondati. Anch’io mi sono sentita accolta in quell’ambiente per me nuovo, e proprio da loro con cui si era istaurata una relazione di affetto e simpatia reciproca. Peccato non aver potuto percorrere più strada anche insieme a Giovanni. Sono grata alla famiglia per avermi invitata ad aggiungere un tassello al corposo mosaico di ricordi che presto circonderà Giovanni Mancini, una persona buona, e se bene abusato, non mi viene altro aggettivo dal cuore, per definire la percezione che conservo di lui. Paola Fiore
Luce azzurra, pregnante. Lampo luminoso. Guizzo cristallino, vitale.
Un attimo, bastava incrociare i suoi occhi solo per un attimo, per sentirsi inondati dalla profondità gioiosa del suo essere.
Lo sguardo di Giovanni…
La luce è oramai soffusa, ma ancora calda, carezzevole, avvolgente.
Olga Pingue
I tuoi cari amici Maria Massimo e il tuo piccolo Umberto
Cos’è la fortuna?
E’ vincere alla lotteria? E’ avere cento, mille donne? Possedere case, terre, denaro?
Niente di tutto questo.
La fortuna è semplicemente amare il proprio karma, il proprio destino. Ed il destino, a volte, si presenta con il volto di una terribile malattia, come quella che è toccata a te.
Quale terribile legge del contrappasso ha voluto che tu, che con le tue mani hai sempre plasmato la materia, proprio delle tue mani sei stato subito privato. Ma ciò non ti ha distrutto, anzi, ti ha reso ancora di più un Uomo, un Artista.
Questo ho compreso quando con tutto il tuo caratteristico sorriso mi parlavi dei ragazzi che incontravi nella struttura dove praticavi fisioterapia, dicendomi “ vedi, io sono un uomo fortunato, perché fino all’età di sessant’anni ho potuto fare tutto quello che ho voluto, ma questi ragazzi che già a quindici anni sono inchiodati su una sedia a rotelle, questi non sono stati fortunati come me”.
In questo piccolo episodio che ho, da allora, conservato nel mio cuore, c’è la tua essenza e per me è stata una grande lezione.
Grazie Giovanni, e il mio augurio e la mia preghiera per te è che tu possa vivere portato dall’amore ricolmo di luce verso l’alto.
Marzia Tarantino e Franco Gigliotti
CARO GIOVANNI
Piccolo grande uomo , mi manchi.
L’affetto sincero che ho provato per te non morirà mai, come non moriranno mai i ricordi del tempo trascorso insieme, sempre vivi nella mia mente, come non dimenticare quella volta che sei venuto a trovarmi in America con la famiglia, ci siamo divertiti tantissimo, mi portavi in giro facendomi visitare tutti i musei, cosa che io fino a quel giorno non avevo fatto stupendomi della tua conoscenza in materia d’arte, anche s’era la prima volta che visitavi l’America.
Poi il ricovero in clinica per la terapia della tua dannata malattia, ma anche li tu davi prova della tua grandezza d’animo, riuscendo a conquistare la simpatia di tutto lo staff medico. Per non parlare dei pazienti che ti cercavano “dove il prof?” e tu quando parlavi con loro notavo che prevaleva l’amore e la simpatia alla sofferenza, e poi tanti altri bei ricordi.
Ti voglio bene.
Franco TarantinoERO PALMA
Ero palma mite e rigogliosa
lieta di svettare solitaria
tra le case di questo borgo antico.
Mi nutrivo di fresca aria
e di umori d’un terra sincera.
Un orrido insetto (e più) nemico
si prese l’anima mia intera.
Ora da mani gentili d’artista
plasmata a nuova vita
rinasco aguzza matita
e graffio il cielo più scuro
per segni e attese di miglior futuro.
Caro Giovanni,
mi sembra ieri quando la nostra conversazione cadeva sulla tua “Natività Mistica” e tu mi raccontavi di come era nata questa tua opera. Il trasporto con cui me ne parlavi e la luce che vedevo illuminare i tuoi occhi ti avranno, ne sono sicura, per alcuni momenti, fatto mettere da parte la tua malattia, come si sposta un mobile vecchio e lo si accantona in un angolo.
Era la tua Anima che sgorgava da quelle parole che vivificavano tutto il tuo essere, come una sorgente di acqua disseta il viandante nel suo percorso, soprattutto quando esso è stato arduo.
Quando ripenso a quella conversazione provo un senso di letizia, una gioia sottile mi pervade il cuore: ho visto materializzarsi quell’Energia nascosta nell’Uomo e che, nel tuo caso, è passione per l’Arte, il Bello, la Creatività e, perché no, la Fede. E l’ho sentita vibrare. Ho sentito il tuo attaccamento alla vita, il ragazzo di 17 anni che realizzava l’Opera, l’Uomo, l’Artista!
Come dimenticare la tua esclamazione “La Madonna ha i capelli rossi” che mi fa commuovere oggi più di allora. Quando ritorno a quei ricordi penso che quel nostro incitarti a non abbatterti e che potevi impegnarti in altro, che c’erano speranze, tu tiravi fuori quell’Energia sopita.
Il mio ricordo ultimo è del tuo sorriso e delle tue risate alle interpretazioni fantasiose ed umoristiche che davamo dei tuoi disegni.
Il diciassettenne, l’Uomo, l’Artista, la malattia, la vita…
Ciao Giovanni e Grazie
“Questo è un ricordo molto presente, perché legato al caro amico Giovanni Mancini,
un ragazzo semplice ma vero, dall’accento definito di quel Sannio, che tanto lo connotava nella ridente Guardia Sanframondi. Era l’inizio degli anni settanta ed insieme frequentavamo in sezioni differenti il Liceo Artistico statale di Benevento, come materia d’esame fu sorteggiata quella di figura modellata, per noi… molto ostica…ma per l’amico Giovanni, già sicuro cavallo di battaglia…
Il susseguirsi degli eventi in quei giorni di inizio estate ci volevano molto impegnati, ma quella era una prova molto complessa, perché modellare quella tavola in creta non era per tutti; mi impegnai comunque tanto, il risultato non era proprio dei migliori; eravamo tutti un po’ provati nella stessa aula, noi diplomandi chi più chi meno cercammo di produrre il meglio…ricordo che si avvicinò l’amico Giovanni, al quale sapendo della sua bravura chiesi un parere sul mio elaborato, lui con la sua solita serena e genuina disponibilità mi rispose con un sorriso e poi con fare spontaneo grazi a qualche colpo di mano deciso e preciso mi aiutò nella corretta produzione del mio elaborato; lo ringraziai tantissimo e la prova andò benissimo diplomandoci entrambi con successo.
Aneddoto di una storia che racconta di un’amicizia pulita, vera, dove la genuinità dei rapporti si manifesta nella positività del fare, di lui un pieno ricordo sereno e reale; legato ad un ragazzo sempre disponibile e comunque vivamente sincero.”
Amalia Silvestri
“Nè il tempo, né le diverse condizioni di vita possono spegnere la luce delle idee condivise.”
Parlare di Gianni, fraterno amico, da oltre cinquant’anni, diventa molto difficile; poiché è risaputo che le parole o lo scritto non possono descrivere in pieno i sentimenti custoditi nel cuore.
Insieme abbiamo vissuto momenti creativi e raggiunto traguardi impensabili: come la costruzione del capitello ad angolo, stando appollaiati su un’impalcatura a circa quindici metri di altezza e il recupero e restauro di un soffitto di dieci metri per otto, stando a circa quattro metri di altezza.
Quanto lavoro, durato un bel po’ di mesi intensificò il nostro rapporto e la nostra conoscenza; infatti lo vidi nei panni di abile artista e di provetto cuoco.
Che magnifici ricordi!
Come dimenticare i nostri incontri ad Apice in occasione delle edizioni annuali delle “due notti al castello!”
Istanti visitatori ormai erano abituati alla presenza di Gianni, di Caterina e di tanti amici artisti i quali, anch’essi fecero dono di alcune loro opere al Museo d’Arte Contemporanea del comune di Apice.
Ancora oggi le opere sono presenti nelle sale museali nel Castello Normanno, sito nel centro storico di Apice.
Sono ricordi indelebili le andate ad Anagni in fonderia, perché sempre intessute di creatività ed edificazione culturale e spirituale.
Ho conosciuto un Artista, dotato di creatività eclettica , grande voglia di fare, profonda e leale sensibilità, capacità di profondi sentimenti cristiani come il perdono e l’amore incondizionato verso il prossimo.
Apice, 20 Aprile, 2017
L’amico…Antonio Frusciante
Tutto ebbe inizio per merito di Gabriella Spizuoco, lei mi disse: “Devo
farti conoscere Gianni e Caterina, lei è una mia collega della
Accademia di Palermo, lui insegna alla Accademia di Roma, sono due
artisti, scultori e vivono a Guardia Sanframondi: Gianni è di Guardia, e
ne conosce la storia, ne difende con passione le tracce, che sa cogliere
ovunque..”
Questa frase, buttata là, cominciò a germinare…come? due scultori a
Guardia…la notizia mi attrasse subito. Conoscevo Guardia, anzi
…credevo di conoscerla, perché da lì proveniva la famiglia di mio
padre, e, da quando sono nata, ogni estate passavamo dei periodi più o
meno lunghi nella antica casa…”ncoppa…la Guardia…”.
L’occasione fu offerta dalla mostra HIC ET NUNC..così incontrai Gianni
e Caterina e iniziò un’amicizia, che ancora dura, si è approfondita nel
tempo, con le vicende, sofferenze e gioie, è rimasta un punto fermo nella
mia storia.
Sin dal primo incontro Gianni conquistò la nostra simpatia, era
schietto, arguto, sapiente e generoso. Il suo sguardo limpido e
appassionato, era modesto, con la sua cultura, tenace nel suo
impegno….sempre al lavoro. Dietro ad un progetto, ad una ricerca…
Fin da ragazzo, amante delle cose antiche, aveva salvato carte e
documenti, che altrimenti sarebbero andati persi, proteggendo un
patrimonio che doveva essere studiato,per la conoscenza della storia
di Guardia.
Quando andavamo a trovarlo, era sempre al lavoro, un’opera, una mostra, un
recupero, un restauro…poteva trattarsi di una scultura,..una
riggiola…,una pietra…una trave,…un vialetto,…una
fontana. C’era sempre qualcosa da recuperare,qualcosa a cui ridare
vita.
Alla base del suo lavoro,del suo impegno c’era l’amore , il suo amore
per la storia, per la vita, per il suo paese.
Era consapevole della “fatica”che ogni singola parte del patrimonio
artistico,e artigianale nascondeva. Quando lui studiava la materia di
questi oggetti,che recuperava,la loro forma,la struttura,la
funzione,riusciva a far ..parlare un pezzo di legno,…di ferro,in una
pietra,in un coccio,sapeva ..vedere ..oltre
Le sue letture della materia si trasferivano nelle sue opere. Il suo
lavoro era creazione,anche se si trattava …solo di restauro,è stato
sempre arte e vita quello che veniva fuori dalle sue mani….
Quello che noi amici,gente comune abbiamo trovato in Gianni è stato il
suo amore,la sua passione per il Bello,per la Storia,in genere,e per
la storia di Guardia in particolare:E perciò lui ha sempre
lottato,quando non era facile,per la difesa del Bello,quando…era
comodo costruire case brutte,senza rispettare le regole,lui era
“scomodo”,andava contro chi,per ignoranza,disprezzando la propria
storia,distruggendo la propria identità….metteva su una facciata di
pietra locale infissi in alluminio anodizzato…accanto a un portone
di legno antico ,ad una maschera scolpita…
Quando andavamo da lui…era sempre all’opera,.come se sapesse..che i
giorni …sarebbero stati pochi..
eppure si rammaricava di non aver tempo per gli amici,come avrebbe
voluto,soprattutto,negli ultimi tempi,per realizzare con Caterina il
Sogno di Piccirillo….Eppure Gianni con la sua Fatica,la sua Passione
c’è sempre stato,sempre disponibile. Quando c’era bisogno di lui c’era.
E come ci mancheranno le sue”lezioni”, perché vederlo al lavoro era un
dono,lui ci spiegava sempre perché ..quella scelta..quella
soluzione,da ogni oggetto, da ogni pietra …lui sapeva trarre un
messaggio,leggere un percorso,trasmettere un significato.
Stando lì,accanto a Gianni partecipavamo ad una scoperta,eravamo
testimoni di un evento,lui ci apriva lo scrigno delle sue conoscenze.
Sempre disponibile a spiegare,ad insegnare..umile nella sua
grandezza,ti dava un consiglio,ti consigliava come fare…ti
comunicava la sua passione.Laura Foschini