La scultura di Giovanni Mancini è esuberante, nella forma e nei volumi; e, in quanto ai contenuti, a parte ogni allusività, essa è densa di significazioni, in primo luogo di spazio d’essere, di rapporti propositivi, di scelte accurate degli itinerari da percorrere, di riscoperte continue di nuove pagine da convogliare nel racchiuso del suo temperamento. Ma è anche, Mancini, irrompente nel dispiegamento della sua espressività: esplicita, ma chiusa e aperta in pari tempo, rappresenta nella sostanza del dire e materialmente macroscopica allorquando il significato più autentico supera l’oggettività rappresentativa. Per questo i suoi soggetti, vari e congegnati in un mondo che vive a scomparti, esprimono, nella loro chiarezza, l’allusività della loro impronta, con natura, vita, spiritualità, tradizione, problematiche della contemporaneità. Altra caratterizzazione di questa scultura sta nella diversificazione continua dell’impiego dei materiali, ferro, legno, lamiere in assestamenti compositi, e poi ancora resina, poliestere, mentre prima essa scultura prevaleva verso l’unicità materica, con la conseguenza dell’ancoraggio ad una vecchia artigianalità che, ora, invece, diventa più mista e più interessata al mondo del disfacimento consumistico. Questa nuova presa di coscienza di Mancini edulcora i significati nel significante, mentre il nuovo delle aggettivazioni stempera continui mutamenti d’angoli visivi. Le squadrature, le rotondità, gli aggrovigliamenti, di per se stanti, esprimono appunto le facce diverse di questa scultura che intanto è consequenziale a se stessa in quanto esterna concetti sempre diversi e provenienti da varie culture. Ma alla base di queste v’è la radicalità d’un’esperienza tradizionale che congloba il tutto nel senso artigianale del fare, del costruire, del proporre. Mancini, per più versi, è equidistante da se stesso e dalla sua scultura, atteggiata nel verismo, pacata nel simbolico, costruita nella forma e in dovute dimensioni; dimensioni che sono sempre regolate secondo un’impronta progettata.

M.Maiorino